BUM SVELA L’ARTE DEL TATUAGGIO TRADIZIONALE GIAPPONESE
Successo per l’ultimo appuntamento di BUM alla Libreria Calibrì
Jenny Sayuri Siviero, talentuosa tatuatrice di Rovigo esperta nell’arte del tatuaggio tradizionale giapponese, è stata la protagonista del nono ed ultimo appuntamento della rassegna “BUM, l’esploso della creatività” la galleria di eventi culturali ideata e realizzata da Tumbo e resa possibile grazie a Culturalmente, il bando della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Il ciclo di nove appuntamenti partiti il 9 maggio del 2014 si è concluso lunedì 12 gennaio 2015 alla Libreria Calibrì, con una trentina di partecipanti appassionati, tra cui anche qualche giovane aspirante tatuatore.
Jenny Sayuri ha raccontato la storia del tatuaggio tradizionale giapponese, soffermandosi sull’Arte dello Horimono (tatuaggio giapponese): alle origini il tatuaggio viveva nell’ombra e solo nel periodo della seconda guerra mondiale è stato portato allo scoperto grazie al Maestro Horiyoshi III°. Mentre racconta con grande passione la cultura nipponica, la tatuatrice sfoglia libri molto rari, alcuni provenienti dal Giappone, facendo immergere tutti i partecipanti nelle immagini e al tempo stesso nell’affascinante tradizione del tatuaggio giapponese, arte ancora oggi contraddistinta da “luci ed ombre” non solo nella tecnica di realizzazione ma anche in riferimento alla sua stessa storia.
Jenny Sayuri racconta poi il percorso che l’ha portata ad essere una tatuatrice, professione che definisce una sorta di vocazione: “È una carriera che è vita, un lavoro rigido che non concede errori, lo si deve sentire dentro come è successo a me che già da bambina mi coloravo le braccia di continuo con i pennarelli”. Iscritta a un istituto artistico, a 15 anni incontra, grazie a un libro, il Maestro Horiyoshi III° e sente che quelle immagini avrebbero guidato la sua vita.
Spinta dall’esigenza di entrare in contatto più intimo con il mondo nipponico, oltre all’Arte dello Horimono approfondisce il disegno ispirandosi allo studio della pittura Ukiyo-e e va in Giappone, dove ha l’onore di conoscere il Maestro Horiyoshi III° che la tatua e dal quale riceve l’appellativo di “Horiyuri”, ovvero “Giglio che tatua”. Il Maestro le consegna inoltre una pergamena che ha per lei un’importanza simile ad una laurea: come donna, infatti, non avrebbe potuto essere sua allieva.
Secondo Jenny Sayuri, il maestro che tatua è un samurai, un incisore, un artigiano che porta dentro di sè un’arte millenaria: “ Un tatuatore riesce a capire cosa il cliente ha dentro di sé e a riportarlo nella pelle. Il tatuaggio non è un quadro che appendi e togli, è qualcosa che tieni per la vita. Ci deve essere qualcosa di autentico che definisce la personalità dell’artista”. Dopo queste importanti considerazioni Jenny Sayuri commenta e fa visionare alcuni suoi lavori, spiegando le regole del vero tatuaggio tradizionale giapponese e dando un consiglio agli aspiranti tatuatori: “Chi vuole intraprendere questa professione studi molto e sappia che il libro è la memoria più importante: il vero tatuaggio tradizionale ha rigide regole dettate da vuoti e pieni, da colori e soggetti precisi, utilizzati con consapevolezza in modo da raggiungere eleganza e raffinatezza.”
A seguire Jenny Sayuri presenta due video con due sue performance: un tatuaggio e un acquerello. Tra i partecipanti sono presenti anche due ragazzi che esibiscono dal vivo i tatuaggi che la tatuatrice ha realizzato sul loro corpo, con grande apprezzamento dei presenti.
L’evento si conclude con un momento di confronto e qualche domanda che dà il via a una chiacchierata con Jenny Sayuri.